sabato 1 ottobre 2016

Piacere mistico


Anche nelle situazioni più penose, più sofferte e più lontane dalle gioie della carne, lui è presente in me. 
È come un sottofondo musicale che inneggia al puro godimento, una fibrillazione tellurica che erutta dal fuoco sempiterno della vita, un’energia mai spenta, mai silente, mai stanca di vibrare e far vibrare i miei sensi visceralmente mescolati ai suoi.
Anche quando dovrei piangere, pregare, compatire, il suo fluido incandescente scivola subdolo nel teatro uterino della mia mente e la resuscita al piacere mistico di un peccato senza colpa.
Un peccato celestiale, sublime che si autoassolve in un amplesso senza fine.

E ancora adesso, nuovamente, mi sciolgo come latte, scaldata dalle sue mani perse sui miei seni.

Mani


Silenzio. Gli occhi chiusi.
Un respiro sottile come un filo di seta cuce la realtà al sogno, il passato al futuro, nella condanna inclemente del presente.
Nell’impossibilità di parlare, di guardare, di muoversi, solo le mani possono esprimere la consapevolezza del solenne momento malcelato da un lenzuolo bianco.
Una stretta energica, tenace, piena di vita perché tutta la vita ormai si concentra lì. In quel palmo di mano che si aggrappa a quello di chi resta, impotente, a raccogliere quella preghiera inespressa. 
Una stretta che racconta la pienezza di un’esistenza giunta ormai al capolinea, un’esistenza che si sbriciola lentamente, inesorabilmente come sabbia tra le dita.
Era granito e ora è sabbia.
In quel palmo di mano tutte le parole, le immagini, i ricordi, i sogni, le speranze di una vita. Un lascito prezioso che chi resta raccoglie tra le sue sconsolate mani e trasforma in commossa gratitudine.
Silenzio. Gli occhi chiusi.
Per sempre.