mercoledì 22 luglio 2015

L'ora dei pipistrelli


C’è un istante ben preciso che separa la sera dalla notte. E’ l’ora dei pipistrelli!
E’ un istante che pare sopraggiungere all’improvviso. Si crea nell’aria come un immenso punto chiaroscuro che tutto inghiotte, mastica e risputa, una sfumatura alquanto indecisa tra l’essere e il non essere, tra la veglia e il sonno. Succede ovunque probabilmente ma a me sembra più evidente qui, dove i colori dell’acqua si mescolano a quelli dei boschi.
Sì, perché quando il lago si scrolla di dosso il calore del sole e le stelle cominciano a chiacchierare, ecco che il teatro naturale cambia vistosamente scenario e protagonisti.
Non è solo una questione di tinte. Anche le creature diurne, infatti, sembrano volatilizzarsi insieme all’ultimo chiarore per lasciare spazio solo a loro, ai pipistrelli e alla loro tenebrosa danza.
Colpevoli solo d’essere oggetto di umani (o forse inumani) pregiudizi, i pipistrelli a quest’ora s’appropriano puntualmente del proprio spazio quasi a voler recriminare una più giusta collocazione nell’universo.
Eppure, al loro naturale sopraggiungere, molti scioccamente si ritraggono, io compresa. Non che abbia qualcosa di razionale contro di loro, povere creature del buio assai utili all’ecosistema, tuttavia non riesco ad abituarmi alla loro nevrastenica ballata. Sembra che non abbiano mai sosta, compaiono all’improvviso come sollevati da un uragano di molecole invisibili e con il loro imprevedibile volteggiare ricamano nell'aria un pentagramma che ricalca certi brani jazz dall’indecifrabile melodia, intuibile solo a sopraffini  intenditori. Impossibile rintracciare una grammatica nei loro movimenti, eppure una logica c’è. Insetti, correnti d’aria, sorgenti sonore, barriere fisiche. Ecco: barriere fisiche. Perché mai dovrei temere che uno di loro possa malauguratamente, per un assurdo errore matematico, sbagliare mira , direzione, traiettoria e finire proprio addosso a me?! Non è mai successo, è vero, eppure ogni sera al sopraggiungere dell’ora dei pipistrelli, mi assale questo inguaribile timore, ereditato dai fantasmi notturni di un’infanzia scompigliata.
Allora, consapevole dei miei resistenti ostacoli interiori, saluto il mio lago, do il benvenuto alle stelle e in fretta e furia mi ritiro dal giardino che volge lo sguardo alla prima luna.

Appena in tempo, sono arrivati! Prima uno, poi due, poi quattro e cinque insieme, come una flotta aerea sollevata d’urgenza in missione. I pipistrelli anche oggi cominciano la danza e sicuramente staranno ridendo di quella buffa donna che, immancabilmente, ogni volta a quest’ora, scappa via dal giardino con le mani sulla testa. Chissà, a pensarci bene forse per loro è lei, con le sue nevrasteniche fughe dal nulla, quell’istante preciso che separa la sera dalla notte!