mercoledì 1 luglio 2015

Abbraccio lacustre


Quante volte ho nuotato in questo lago.
Poco fa, come trent’anni fa! Così tanto tempo è passato e così poco sembra essere cambiato. La sensazione è di nuotare in uno spazio liquido, fluttuante, immobile e nello stesso tempo mutevole, mai uguale a se stesso. Ogni bracciata è in realtà un abbraccio che crea una sorta di amniotica compenetrazione tra me, il corpo, e lui, l’acqua.
Perché così come l’acqua prende la forma di ciò che la contiene e la custodisce, allo stesso modo lo stato d’animo s’adatta al corpo che cresce e si trasforma.
Eppure, queste acque che prendono in prestito il colore delle colline e la voce dei gabbiani mi regalano l’illusione di essere sempre la stessa giovane selvatica creatura che nuotava insieme a papere e cigni, stupita oggi come allora di quanto la Natura sia somma sovrana qui. Anche il profilo del lago è poco o nulla cambiato, come se la macchina del tempo si fosse intestardita e avesse capricciosamente tirato il freno a mano.
E lo rivedo il tempo passato su queste sponde. Trent’anni, un soffio! I primi giochi, le prime avventure, i primi baci … amicizie d’infanzia ferite, antichi amori ritrovati, nuovi puzzle umani da costruire e curare con viva dedizione, ora che il valore delle relazioni mi è ben chiaro, insieme al sapore della solitudine. Fedele alle mie dolci memorie, il lago sembra voler farle riaffiorare mescolandole ai pensieri ormeggiati al presente.
Forse questo abbraccio lacustre che si perde nel mio animo vuol suggerirmi proprio questo. Che la differenza tra ieri e oggi sta tutta qui: nella consapevolezza che si ha di sé e degli altri, dei propri limiti e delle proprie potenzialità, delle relazioni umane vere e di quelle truffaldine. Quel che non cambia, invece e per fortuna, sono gli slanci sentimentali e la spontanea vivacità con cui vien voglia di tuffarsi, un’altra volta ancora ad occhi chiusi, nella speranza, nella gioia, nell’amore, nella vita!

E un’altra volta ancora torno a tuffarmi in questo lago che mi aspetta, ora che finalmente un po’ mi appartiene. E ora che io, creatura selvatica non proprio più giovane, finalmente appartengo a lui.