domenica 1 marzo 2015

Le stagioni dell'Anima



Passeggiavo lungo il fiume oggi.
Una timida mattina di marzo appena nato, dipinta lievemente di un rosazzurro velato. Passeggiavo senza una meta e guardando la natura tutt’attorno, ancora acerba e sonnolenta, pensavo che dopo tutto le persone somigliano alle piante nel loro cammino lungo i sentieri della vita. Anche l’essere umano, infatti, obbedisce a una specie di ciclicità terrena, seguendo le stagioni dell’Anima: percorre tratti d’esistenza più o meno lunghi, più o meno ramificati, più o meno intensi, e poi a un certo punto, si accorge che per poter andare avanti, deve necessariamente abbandonarli e lasciarsi indietro parti di sé. Deve morire per poter rinascere. Deve potare arbusti secchi e foglie avvizzite, fardelli e orpelli che conserveranno tracce nei ricordi ma che lasceranno spazio a nuove fioriture, a nuove crescite. A nuovi incontri.
Pensavo, insomma, che puntualmente sul sentiero della vita sopraggiungono stagioni in cui occorre liberarsi del passato per raggiungere il futuro, senza rinnegarlo o dimenticarlo – guai, perché senza memoria saremmo nessuno - ma accettandolo consapevolmente come qualcosa che è stato e che ora non è più. Dentro quel passato di cui ci amputiamo ci sono anche compagni di viaggio che hanno condiviso parte della nostra esistenza ma che tuttavia non ci corrispondono più, perché troppo lontani da ciò che diventiamo. Dentro quel passato di cui ci amputiamo c’è una parte di noi che rivendica nuova linfa vitale e che ha bisogno di terra fragrante, di aria pulita e di acqua fresca per rinascere tenace e vigorosa. Proprio come le piante!
Ripensandoci, forse la passeggiata lungo il fiume in questa timida mattina di marzo appena nato, immersa in una natura ancora acerba e sonnolenta, non era affatto casuale. 
Una meta l’aveva…