lunedì 2 febbraio 2015

La dignità della nudità



Come si cambia …
Fino a pochi mesi fa scrivevo con ardore dei miei viaggi, incitata dall’entusiasmo di veder pubblicati i miei racconti. Sapere di essere sfogliata, cliccata e letta eccitava il mio Ego a caccia di medaglie e rendeva la mia scrittura più accesa: l’applauso dell’anonimo pubblico gratificava una fanciullesca vanità e dava la carica al mio spirito infantile per galoppare ogni volta verso la narrazione dell’ennesimo viaggio.
Viaggi esteriori e interiori, perché non ho mai saputo slegare panorami geografici e panorami psicologici, come se le esperienze lontano da casa unissero alla ricerca del nuovo e dello sconosciuto che viene da fuori, quello dell’antico e del perduto che alberga dentro.
Conoscersi dentro attraverso lo sguardo di fuori, questo ho sempre cercato di fare viaggiando. Ma perché sentire quel martellante bisogno di condividere queste esperienze? perchè rendere a tutti i costi pubblico un cammino esclusivo, intimo, privato?
Oggi, rileggendo certi miei racconti, vergognosamente barocchi e aggettivosi, sui frequenti passaggi in Africa (mio primo amore) e in tutti quei luoghi ameni e struggenti che hanno lasciato tracce indelebili nella mia memoria emotiva, un po’ mi pento d’aver raccontato a tutti con tanta facilità quanto di più prezioso quei viaggi hanno suscitato in me. E’ stato come essermi mostrata nuda senza pudore, un’esibizione senza giustificazione, alla rincorsa di un’illusoria gratificazione …  come se avessi svenduto un tesoro di cui solo io posso conoscere veramente il valore.
E, mi chiedo, ora, valeva così tanto l’applauso dell’anonimo pubblico?
Chi, leggendo, può davvero aver capito cos’è stato per me trovarmi la prima volta di fronte alla sublime immensità del deserto, o al risucchio ingordo della foresta, o all’evanescenza di quella sottile linea blu che separa l’acqua dall’aria, quel puntino all’orizzonte in cui l’oceano bacia il cielo, e la Terra l’Universo!
Probabilmente ogni lettore, calandosi nella narrazione di un viaggio, interpreta quei panorami esteriori attraverso le proprie emozioni. E così quel viaggio nel Sahara, a Lockobe o a Culebra si trasforma e si moltiplica in tanti altri viaggi, tanti quanti sono gli spettatori che diventano a loro volta protagonisti, come in un caleidoscopio di scenari ogni volta nuovi e imprevedibili.
Eccola forse la risposta a quest'improvvisato sproloquio. Questa dovrebbe essere la vera ambizione di chi scrive: non ricevere applausi, ma regalare emozioni.
Allora, anche la nudità avrebbe forse una sua dignità.