mercoledì 31 dicembre 2014

L'inganno


Questa notte brinderò alla sincerità, 
all'onestà 
e alla trasparenza.
Ovvero, all'amicizia di una vita
finita per sempre.

sabato 27 dicembre 2014

Silenzio



Sms. Email. Messenger. Facebook. Twitter. Linkedin. Cartoline virtuali.
Ormai gli auguri si fanno così, in un reciproco scambio di monosillabi digitati e di immagini preconfezionate pescate a caso in rete. Uno scambio di parole fugace e indolore. Il più delle volte senza aggiungerci niente di personale, di originale, di speciale. 
Ma perché, mi chiedo, non affidare alla voce qualche parola sentita, magari non eccezionale, ma pur sempre importante perché dedicata a chi si vuol bene, a chi occupa i nostri pensieri?
“La voce … lo specchio dell’anima”, avevo scritto tempo fa da qualche parte. E sono ancora convinta che, più degli occhi, la voce sia lo strumento che meglio trasmette senza veli il sentimento del momento.
Forse, allora, è proprio per questo che la si cela: per paura di svelarsi. Un pudore un po’ paradossale, in un mondo in cui tutto viene detto a tutti, spesso senza dire in verità nulla. E’ forse per questo che si preferisce il disimpegno di una manciata di parole scritte alla comunicazione diretta che, per altro, implica un ascolto e una risposta, una reazione immediata, naturale, spontanea, non deviata nel tempo, come invece è la comunicazione virtuale. Perché davanti a un monitor si è da soli, al telefono si è in due.
Una email può sempre non arrivare, un messaggio non essere letto, un’immagine finire in spam. Mentre una telefonata, un “Ciao, come stai…volevo sentirti …” bhe, a quella non si scampa! Così come non si scampa all’emozione dell'attimo, a quel brivido sottile che quella telefonata tanto attesa, sperata o temuta ci procura.
... Silenzio ... lo specchio dell'anima tace. 

venerdì 19 dicembre 2014

Sparpagliata dal vento



“Credo di essere stato trasportato dai venti fino a questa terra di fango; di certo sono nato altrove, ho sempre avuto ricordi o intuizioni di coste olezzanti e di mari blu …”
Così scriveva Flaubert in una lettera a un amico, lagnandosi della nazione in cui era malauguratamente nato – la Francia – non riconoscendola in cuor suo come la sua vera patria. Lui, per qualche oscura ragione perdutamente innamorato dell’esotico e in particolare dell’Egitto, fin da adolescente non si era mai sentito francese e pertanto, alimentando corpo e anima di frequenti viaggi all’estero, aveva partorito un’idea nient’affatto peregrina. Propose, cioè, un nuovo criterio di attribuzione della nazionalità: non in base al paese di nascita o di appartenenza dei genitori, bensì in funzione dei luoghi verso cui una persona si sente naturalmente attratta, o predisposta. Immaginò una specie di affinità elettiva, insomma, non tra due individui ma tra un essere umano e un paese, una città o un’isola.
“Sono nato per essere imperatore della Cocincina – proseguiva Flaubert sulle ali della propria libertà immaginativa - per fumare pipe lunghe trenta metri, per avere seimila mogli e millequattrocento efebi, scimitarre con cui mozzare teste che non mi piacciono, montare cavalli della Numidia, nuotare in marmoree piscine …”
Ebbene, con simile libertà immaginativa ma senza pretendere di armarmi di scimitarra con cui mozzare teste che non mi piacciono (e ce ne sono!) anch’io come Flaubert sin da bambina non mi sono mai sentita appartenere al luogo in cui son nata e cresciuta, come se anche per me nazionalità e cittadinanza fossero state una beffa del destino. Straniera nella mia città: quali venti capricciosi mi hanno sparpagliato qui, in una terra bigia e nebbiosa che non riconosco, che non mi è affine, che mi rimbalza? Non saprei dire. Ma so bene quali sono i luoghi in cui mi sento davvero a casa, i luoghi che mi fanno sentire davvero me stessa. Mi basta chiudere gli occhi per ritrovarmi là, lontano dal grigio e dal cemento, come in un bel quadro, circondata da pennellate di verde e ricami d’azzurro, incorniciata da profili di vento, di acqua e di soffice sabbia.
Così, un po’ come il romanziere francese (o egiziano, o cinese, o indiano, a suo piacimento …), anch’io ripenso all’idea di “patria” non come a una porzione di terra separata dalle altre da una linea rossa o una blu, ma come a quel paese che amo, che mi somiglia, quello in cui semplicemente sto bene.
In fondo, anche Socrate, quando gli chiedevano da dove venisse, non rispondeva “da Atene”: rispondeva “dal mondo”! Chissà, forse anche lui si sentiva ingiustamente sparpagliato da venti capricciosi e segretamente sognava coste olezzanti e mari blu.

lunedì 8 dicembre 2014

LA TABLA, UN ASSAGGIO D’INDIA NEL CUORE DEL TICINO



 “Ci siamo incontrati a New York nel 2002 lavorando per il Ritz-Carlton Central Park. Entrambi con la passione dell'ospitalità' e con un curriculum alberghiero alle spalle”.


Lui, Gagan, è originario dell'India. Lei, Daniela, è svizzera. In comune, non solo una solida unione famigliare ma anche una grande passione per la cucina e la ristorazione. Dalla loro intraprendenza, condita dal connubio tra l’arte culinaria indiana e la tradizione ticinese, è nato il ristorante La Tabla che, dal 2012, offre un buon motivo in più per fare una sosta golosa a Montagnola, nei dintorni di Lugano.


Il ristorante, su due piani, è quanto di più sensuale e accogliente si possa immaginare, l’ideale per le fredde sere d’inverno: mattoni a vista, arredi in legno e luci soffuse invitano ad una piacevole intimità. Mentre la lounge esterna, con la grande terrazza immersa nel verde, anima le serate estive fino a tarda notte. Due camere per gli ospiti e una meeting room completano l’ambiente, mantenendo un’atmosfera raffinata ed elegante. La cucina propone piatti sia indiani sia italiani, tutti preparati con il desiderio di appagare prima la vista e poi il palato.

Impossibile non lasciarsi sedurre dalle ricette di Mamma Gurmeen, che ha confidato a Gagan i segreti delle spezie, immancabili in ogni piatto indiano che si rispetti. Tuttavia, cardamomo e coriandolo, peperoncino e curry non sono mai aggressivi ed esaltano delicatamente carne, pesce e riso basmati senza invadenza. Fragranze magiche e aromi arcani che operano un sottile sortilegio al palato, sussurrato con intrigante fantasia. Perché, come scrive Chitra Banerjee nel suo libro “La maga delle spezie”: le spezie sussurrano i loro segreti e sospirano piacere …


Ecco qualche esempio, provare per credere:

HARYALIPANEERTIKKA
RICOTTA INDIANA
IN PASTELLA DI CORIANDOLO E MENTA
COTTA NEL FORNO TANDOOR CON PEPERONI

TINDAVADA
POLPETTA DI ZUCCA
IN SOFFRITTO DI POMODORO & CIPOLLA
GUARNITA CON YOGURT 

ACCHARIGOSHT&KULCHA
STRACCETTI DI AGNELLO IN 5 SPEZIE ALL’ACETO
SERVITI CON NAAN ALLE CIPOLLE E CUMINO

KURKUREJHINGE
GAMBERONI MARINATI E COTTI IN PASTELLA DI CECI
ACCOMPAGNATI DA UNA SALSA AGROPICCANTE

Ogni piatto è accompagnato dal tipico pane indiano, il BUTTERNAAN o il GARLICNAAN, morbido e profumato, cotto nel rispetto della tradizione.  


E per chi volesse assaggiare anche qualche ricetta mediterranea, gli chef Giuseppe e Elisa propongono una cucina originale e creativa, utilizzando solo prodotti freschi e di stagione.
In effetti, la tentazione di tradire la cucina indiana de La Tabla è forte quando ci si trova davanti a proposte come queste:

TARTARE DI GAMBERO ROSSO CON ARIA DI PREZZEMOLO E CHIPS DI SEDANO RAPA

FILETTO DI TORO ALLA SENAPE CON INSALATA DI RUCOLA E PATATE SALTATE

FOIE GRAS CON SCAGLIE DI TARTUFO NERO, CIPOLLE CARAMELLATE E PANE FATTO IN CASA


 E cosa dire dei dessert? La seduzione delle dolcezze indiane è leggendaria: dal Kulfi, gelato artigianale ai pistacchi, mandorle e cardamomo; al Gulab Jamun, babà indiani immersi in uno sciroppo di acqua di rosa e cardamomo; al Mango Lassi, un rinfrescante frullato di yogurt e polpa di mango che evoca i più romantici tramonti indiani.
Il tutto accompagnato, dall’inizio alla fine, da vini pregiati e bollicine d’autore, esibiti come opere d’arte nella cantina a vista della sala ristorante.


Ma ciò che più seduce a La Tabla sono i sorrisi dei padroni di casa. Tornare qui ogni volta è come fosse la prima volta, con la segreta certezza di sentirsi a casa propria e, soprattutto, con la gioia di trascorrere una piacevole serata in compagnia della persona giusta.  
A proposito … quando il prossimo invito a cena?

mercoledì 3 dicembre 2014

L'AMICO PERSO



Ho imparato 
che a volte le amicizie possono deludere più degli amori.
Ho imparato 
che in un mondo in cui si fa a gara per aggiungere un nuovo amico alla lista, 
spesso si finisce col perdere i vecchi cari amici di una vita.
Ho imparato 
che è sbagliato aspettarsi qualunque gesto o parola 
da un amico perso.
Quel che non ho imparato ancora 
è a non soffrire per tutto questo.  

ALLO ZEUGHAUSKELLER, TRA STORIA, LEGGENDA E BUONA CUCINA


SULLE TRACCE DI GUGLIELMO TELL


 Da vecchio arsenale a ottimo ristorante: un appuntamento imperdibile con il meglio della cucina zurighese

  
Cosa c’entra un ristorante nel cuore di Zurigo con Guglielmo Tell?
Ce lo racconta un cronista, Gerold Edlibach, il quale narra che il 3 maggio 1469 in 24 case situate a Gassen, Zurigo, si sviluppò un pericoloso incendio e che molti cittadini particolarmente generosi accorsero con i battelli dalle rive del lago per aiutare a spegnere il fuoco. Con l'andar del tempo solo poche di queste case furono ricostruite, perché la popolazione era diminuita enormemente in seguito alla guerra.
Con le guerre di Borgogna fu accumulato un ingente bottino di armi che doveva essere custodito in un luogo appropriato. Sotto il patronato del borgomastro Hans Waldmann fu quindi decisa la costruzione di un nuovo arsenale. Secondo la cronaca di Edlibach, figliastro di Waldmann, nel 1487 furono gettate le prime fondamenta dell'arsenale proprio a Gassen.
Tra i cimeli del ricco bottino pare si trovasse anche la balestra di Guglielmo Tell. Balestra che fu poi trasferita al Museo Nazionale insieme ad altri preziosi oggetti.
Fino al 1554 il piano superiore dell’arsenale venne utilizzato come granaio per le riserve di cibo e le provviste di pane. Durante l'anno 1554 il granaio fu trasferito al convento di Oetenbach secolarizzato al tempo della Riforma. Quando il 6 gennaio 1848, dopo la guerra del Sonderbund, il colonnello Ziegler riportò a Zurigo le armi di Ulrich Zwingli, ricevute in dono dal governo di Lucerna, furono anch’esse riposte nell'arsenale giallo, così chiamato per il colore delle sue mura.
Negli anni successivi, Gassen subì diverse ristrutturazioni e, nel 1867, quando un nuovo arsenale fu pronto per l'uso, i suoi tre vecchi arsenali vennero messi in vendita all'asta al maggiore offerente. La parte rivolta verso la Bahnhofstrasse di uno di questi edifici fu adibita a casa privata, mentre la parta esterna servì come magazzino di ferramenta.
Infine, durante i lavori di trasformazione del 1926, fu riparato il tetto dell’edificio e al pianterreno venne costruito quello che attualmente è il ristorante birreria "Zeughauskeller".
Oggi, in questo ambiente rustico e conviviale intriso di storia e leggenda, si servono specialità uniche, come lo “spezzatino alla zurighese” e la cosiddetta “spada del sindaco”, una paillard di baby beef avvolta sulla lama di una spada, insieme a schiumosi boccali di birra che resusciterebbero anche Guglielmo Tell.


SPEZZATINO ALLA ZURIGHESE
Lo Zürcher Geschnetzeltes o spezzatino alla zurighese appartiene alla città di Zurigo tanto quanto il fiume Limmat che la attraversa. E’ un must, un rito, per il turista di passaggio gustarlo almeno una volta, per condividere anche a tavola la quotidianità di questo angolo di Svizzera. E scegliere di assaporare questo piatto calandosi nell’atmosfera calda e conviviale dello Zeughauskeller è certamente il modo migliore per innamorarsi definitivamente di Zurigo e dei suoi sapori.


 Ricetta per 4 persone

Ingredienti:
600 g anca di vitello sminuzzata
150 g rognone di vitello
20 g farina bianca
2 cl olio di arachidi
4 g mix di sale  espezie per carne
20 g burro
1 pz cipolla tritata
200 g champignon bianchi
4 cl vino bianco
2,5 dl panna
40 g glassa di carne (o estratto di carne)
1,2 kg patate a pasta soda
q.b. sale e pepe macinati freschi
panna montata per decorare

Preparazione:
Carne e salsa. Cospargere lo spezzatino con la farina e rosolarlo brevemente nell’olio di arachidi caldo. Toglierlo dalla padella e ripetere l’operazione con il rognone. Coprire entrambi e tenerli in caldo.
Mettere la cipolla e il burro nella padella a imbiondire. Tagliare a fettine gli champignon e versarli nella padella facendoli cuocere brevemente. Rimuovere i funghi e tenerli in caldo. Annaffiare il succo della carne con il vino bianco e lasciare addensare. Aggiungere la panna e la glassa di carne, portare a ebollizione e lasciar cuocere a fuoco lento. Insaporire con sale e pepe.
Aggiungere lo spezzatino, il rognone e gli champignon e far cuocere per qualche minuto.
Rösti. Cuocere le patate il giorno prima, non troppo morbide. Sbucciarle e grattugiarle grossolanamente. Scaldare il burro in una padella, aggiungere le patate grattugiate, dare loro la forma tonda e salare. Friggere a fuoco lento sino a quando il lato inferiore risulta dorato. Girarli con un coperchio e portare a termine cottura.
Disporre sul piatto i Rösti e lo spezzatino e decorare a piacere con la panna montata.

En Guete!

CASALE DEL GIGLIO, ORGOGLIO LAZIALE



L’Azienda Vitivinicola, nata nel cuore storico di Roma dalla passione della famiglia Santarelli, sposa tradizione, ricerca e sperimentazione 

Valerio Grancoris – Un intuito tramandatosi da padre in figlio e una passione che si è conservata negli anni. Un “fil rouge” che continua a tessere una storia, quella di Casale del Giglio, che ha il merito di aver individuato e sviluppato le potenzialità dell’Agro Pontino e che proprio quest’anno celebra i cento Anni dalla fondazione della “Ditta Berardino Santarelli & Figli” (1914-2014), nel nome del capostipite che ha dato origine a tutto. Un anno emblematico quindi il 2014, che sta vedendo susseguirsi conferme e riconoscimenti per il costante sviluppo sul territorio, iniziato tanto tempo fa, nell’ottica di un miglioramento continuo. Era il 5 marzo 1914 quando Berardino lasciava la nativa Capricchia, per raggiungere Roma e aprire il primo “Vini & Olii” in Piazza Capranica 99, vicino al Pantheon. Con il passare degli anni, la Ditta si sviluppa, inaugurando, in diverse zone della città, altri 11 “Negozi di vendita”.
Nel 1955 Dino Santarelli fonda a Roma la “Santarelli S.p.A.”, dedicandosi all’imbottigliamento, alla vendita e all’esportazione dei vini tipici del Lazio. E nel 1967 nasce Casale del Giglio a Le Ferriere, in provincia di Latina, non lontano dall’antica città di Satricum. Dal 1985, seguendo le orme paterne, Antonio Santarelli ha portato avanti un progetto di ricerca su più fronti, concretizzatosi nella produzione di vini di rilevante qualità, sempre più considerati e apprezzati, anche a livello internazionale, grazie alle sperimentazioni realizzate su quasi 60 varietà di vitigni diversi, in collaborazione con l’enologo Paolo Tiefenthaler, trentino doc, che dal 1988  è  il  loro tecnico.  Esempio significativo di ricerca è il “Faro della Guardia – Biancolella di Ponza” una novità assoluta nell’ambito della selezionata gamma dei Vini dell’Azienda. Casale del Giglio ha sviluppato a Ponza un impegnativo progetto che ha permesso di riscoprire e valorizzare l’antico vitigno autoctono, la Biancolella, varietà originaria di Ischia, importata nella metà del ‘700 ai tempi del Regno di Napoli sotto i Borbone.
La coltivazione nel Lazio è autorizzata unicamente sulle Isole Ponziane. Dette uve nascono lungo un piccolo altipiano, chiamato “Piano degli Scotti” al di sopra del quale si erge il Faro della Guardia, edificio storico risalente all’800, annoverato tra i 19 ‘Luoghi del Cuore’ scelti dal FAI in base al censimento fatto dagli Italiani, quindi patrimonio della collettività per il valore storico culturale e per l’elevato interesse paesaggistico. Accanto al vino, Antonio Santarelli da anni asseconda la sua altra grande passione per l’arte e per l’archeologia. Nei dieci anni di ricerche e scavi (2003 – 2013) nei terreni dell’Azienda Casale del Giglio è stata portata alla luce la “Via Sacra” (risalente alla fine del VI sec. a.C.) accesso dell’antica città di Satricum verso il mare, dove sull’Acropoli si trovava il Tempio dedicato alla dea dell’Aurora Mater Matuta. L’Azienda, ha sostenuto in tutti questi anni gli oneri degli scavi, dando un rilevante contributo al recupero di parti della città preromana ritenuta perduta. Il “Progetto archeologico di Satricum”, iniziato da oltre trentacinque anni dall’Università di Amsterdam, sotto la direzione della Prof.ssa Marijke Gnade, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, e il Comune di Latina, ha così potuto portare alla luce importanti testimonianze dell’epoca. Tutti i reperti più interessanti sono esposti nell’Istituendo Museo di Satricum, inaugurato lo scorso giugno presso la Vecchia Fonderia di Le Ferriere, a pochi minuti da Casale del Giglio, dove è stata organizzata la mostra “Satricum. Scavi e reperti archeologici”.
Ma il sostegno diretto dell’arte e della cultura nel mondo assume anche altre forme. Una partnership importante tra arte e imprenditoria, tra Cultura ed Eccellenza made in Italy che continua ad evolversi. Già sponsor ufficiale delle Biennali di Venezia 2013-2014, oggi Casale del Giglio ha unito il suo brand alla Maretti Editore, la casa editrice organizzatrice di eventi di respiro internazionale. E proprio a tal proposito, in occasione del Maretti Award, nell’ambito del Progetto “Culture made in Cuba” che si svolgerà dal 24 al 30 novembre, l’Azienda Vitivinicola sarà  tra i diretti patrocinatori della Settimana della Cultura Italiana a L’Avana, presenziando con la degustazione diretta dei suoi vini il territorio caraibico, decisamente ricettivo e in crescita nel settore vinicolo. Ad oggi, l’Azienda possiede 160 ettari di vigneto riconvertiti, e diverse sono le nuove varietà introdotte, tutte caratterizzate dall’interazione qualitativa “Vitigno-Territorio”. L’attuale produzione della Casale del Giglio offre una gamma di 20 prodotti da monovitigni e da assemblaggi (bianchi, rossi, un rosato, una Vendemmia Tardiva, tre grappe e un olio). Ragguardevoli risultati sono stati raggiunti, dalle uve rosse Syrah e Petit Verdot, dalle bianche Sauvignon, Chardonnay ed ancora con il Viognier e il Petit Manseng.

Info: www.casaledelgiglio.it

(da Mete d'Italia e del Mondo)

SVIZZERA, LA PICCOLA NAZIONE DALLE GRANDI TRADIZIONI


UN PUZZLE MULTICOLORE DI NATURA, STORIA E CULTURA


Verde come le sue valli, azzurra come i suoi laghi, bianca come le sue vette: è la Svizzera, piccola Nazione dalle grandi tradizioni

  
SWISS TRAVEL SYSTEM: IL MODO PIU’ INTELLIGENTE PER VISITARE IL TERRITORIO ELVETICO
Poche sono le nazioni in cui Natura e Cultura si prendono sottobraccio, unite in una simbiosi perfetta. Una di queste è certamente la Svizzera: microcosmo di montagne innevate, romantici laghi e rigogliose valli che avvolgono città industriose dal fiero passato, quasi a volerle mantenere intatte, scolpite tra terra e cielo. Ognuno dei 26 Cantoni rappresenta una cartolina a sé: diversi per tradizioni, dialetti e profilo paesaggistico, si incastrano l’uno con l’altro come tanti piccoli tasselli di un unico puzzle colorato.
Per questo vale la pena esplorare la Svizzera in maniera capillare, per apprezzare tutti i suoi volti, dalle città d’arte ai piccoli borghi di montagna. E la maniera più intelligente per farlo è quello di affidarsi alla sua rete di trasporti. In particolare, Swiss Travel System è l’unione di diverse società di trasporti che offre ai viaggiatori di tutto il mondo la possibilità di usufruire di tutti i mezzi pubblici su una tratta di circa 26.000 chilometri con l’acquisto di un solo biglietto, lo Swiss Pass. Con questo biglietto unico, acquistabile anche in rete, è possibile viaggiare su treni interregionali e regionali, tram, autobus, metropolitane, autopostali e battelli in totale libertà, evitando imprevisti, code e soprattutto ritardi, vista la leggendaria puntualità svizzera. Non solo: lo Swiss Pass contempla l’ingresso gratuito in oltre 470 musei in tutta la Svizzera, un numero davvero straordinario.
Il link tra Natura e Cultura si traduce così in un’esperienza esemplare ed educativa perché, oltre ad assicurare spostamenti confortevoli ed economici, tutela la salute di un paesaggio unico al mondo, scoraggiando l’uso delle auto e quindi evitando l’inquinamento dell’aria.



SAN GALLO, LA CITTA’ DEI TESTI E DEI TESSUTI
Dal Canton Ticino si raggiungono i Cantoni della Svizzera orientale in circa tre ore di treno, con l’Eurocity che silenziosamente fende pittoresche valli e costeggia placidi laghi.  
San Gallo sembra uscita da una fiaba, adagiata tra il lago di Costanza e l’Appenzellese. Piccola metropoli dallo spirito cosmopolita, fonde un passato pregno di cultura a un presente di grande imprenditorialità. Il nome della città deriva dalla fondazione del monastero voluto dal monaco irlandese San Gallo, intorno all’anno 612, monaco di cui si narrano curiose leggende. Già dal 747 il monastero ha seguito il rigore benedettino che prevedeva lo studio contemplativo dei libri: da qui la costruzione di una biblioteca e il fervore culturale della città. L’area monasteriale con la cattedrale barocca e la biblioteca rococò (in cui sono conservati 170'000 documenti, alcuni dei quali scritti a mano risalenti a un migliaio di anni fa) hanno reso San Gallo, dal 1983, sito del Patrimonio Culturale dell’Umanità. Tutt’attorno al cuore monasteriale si diramano le viuzze in pavé e percorrendole si sguscia quasi impercettibilmente dal passato al presente, dall’austerità medievale al brio della modernità. Le tracce del Medioevo sono tuttora visibili e ben conservate nel profilo architettonico della città. Un esempio sono gli Ercker, ossia i bovindi – o finestre a sporto - che dalle case s’affacciano sulle strade. Scolpiti in pietra o intarsiati in legno, i bovindi esprimevano in origine la ricchezza della famiglia che vi abitava e ogni simbolo dipinto o intarsiato raccontava una storia. Sorprende piacevolmente l’accostamento di stili diversi – barocco, rococò e classico - con strutture moderne, o decisamente all’avanguardia, come gli edifici firmati dall’architetto spagnolo Calatrava.
Dal Medioevo fino al 19 secolo, San Gallo si è sviluppata come centro tessile e oggi un prestigioso museo, il Textilmuseum, testimonia l’importanza che nei secoli hanno avuto i tessuti, in particolare pizzi e ricami, sia per l’economia interna della città, sia per i rapporti commerciali di San Gallo con il mondo, innanzitutto con l’Oriente.
Oggi San Gallo è anche una città universitaria e propone una ricca gamma di proposte culturali tutto l’anno, in teatri e musei. Quando la stagione si fa più dolce, la romantica piscina all’aperto in stile liberty Dreilinden-Weiher induce al relax, mentre le valli circostanti sono un goloso invito per escursionisti, amanti del trekking e della bike.
Infine, San Gallo offre un’ulteriore attrattiva: la cucina. I sapori qui sono ruspanti perché vengono dalle valli circostanti: dai succulenti bratwurst al formaggio Appenzeller, dalla birra artigianale al Biber, un dolce tipico a base di ginger e altre spezie ripieno di pasta di mandorle, particolarmente apprezzato durante le feste natalizie.

Dove dormire
L’Hotel Oberwaid, a pochi minuti di tram dal centro della città, ha una particolarità che lo rende unico a San Gallo. Oltre ad essere un moderno quattro stelle con ogni comfort e vista privilegiata sul lago di Costanza, è un noto centro di cure per il benessere psicofisico, immerso nel verde all’insegna del relax. Un centro Tau Spa super attrezzato e seguito da personale medico specializzato è la traduzione attuale di quello che in origine era la Kurhaus, dedicata non solo alla rigenerazione fisica ma anche alla cura di squilibri nervosi. Una ‘smart cusine’ completa le attenzioni per la salute, osservando ogni esigenza dei clienti.

Dove mangiare
Il Ristorante Drahtseilbahn propone le tipiche ricette locali con un ottimo rapporto qualità-prezzo. Dagli spaezli ai bratwurst, dai roesti ai formaggi si può fare una completa escursione gastronomica resa ancora più piacevole grazie alla birra locale e ai vini delle valli.     



ZURIGO, LA CITTA’ VERDE BACIATA DALL’ACQUA
Ricca, ordinata e pulita: questi sono i primi aggettivi che saltano alla mente quando si pensa a Zurigo. Eppure, nonostante ciò sia vero, questa affascinante città che sorge ai piedi delle Alpi orientali svizzere ha un’altra caratteristica più legata alla natura: è la città dell’acqua. Infatti, Zurigo è lambita dal lago omonimo attorno al quale sorge la città ed è attraversata dal possente fiume Limmat che la divide in due. Non solo: dalla bocca di oltre 1200 fontane pubbliche zampilla un’acqua particolarmente pulita e cristallina, di perfetta bevibilità. Il lago e il fiume offrono moltissimi punti di balneazione ed è un passatempo abituale dei cittadini nuotare in queste acque durante la bella stagione, così come sono un’attrattiva i tanti battelli che organizzano crociere per poter ammirare la città da un punto di vista più naturalistico. Il lago di Zurigo, inoltre, ospita alcune oasi incontaminate, come l’isola di Ufenau e di Luetzelau, raggiungibili anche con agili water taxi.
L’altro aspetto che lega Zurigo alla natura è la grande estensione di aree verdi: parchi e foreste, insieme alla montagna che la sovrasta – la Uetliberg – incorniciano la città in una cartolina da favola. Paradiso per gli escursionisti e per gli amanti degli sport all’aria aperta, Zurigo e i suoi dintorni ospitano volpi, marmotte e uccelli rapaci protetti, oltre a diverse specie di animali custoditi nel grande Zoo. L’ottima rete di trasporti pubblici urbani, inoltre, rende superfluo l’uso dell’auto, alimentando così un ambiente atmosferico sano e godibile.
Numerosi ritrovamenti archeologici testimoniano le origini celtiche di Rapperswil, sul lago di Zurigo, il che dimostra che la regione era abitata già 5000 anni fa. I Romani hanno poi sviluppato l’intero territorio e la ‘città vecchia’ ancora ne conserva alcune tracce. Turicum, da cui deriva il nome attuale della città, era in epoca romana un posto doganale strategico sulla riva sinistra del Limmat. Zurigo è sempre stata culturalmente all'avanguardia e i suoi imprenditori sono diventati l'ossatura della rivoluzione industriale in Svizzera nel XIX secolo. Oggi i trascorsi storici, fortemente legati alle turbolenze religiose tra cattolici e riformisti, si stemperano nel volto più attuale e glamour della città, fatto di arte e di lusso.
Zurigo conta, infatti, ben 50 musei. Il Kunsthaus, museo di arti figurative, ospita ricche collezioni di dipinti, sculture, foto e video, oltre a un’ampia collezione delle opere di Alberto Giacometti. Interessante è anche il Museo Rietberg, uno dei principali centri per l’arte extraeuropea.
A pochi passi dalla stazione centrale di Zurigo, invece, sorge lo Schweizerisches Landesmuseum, il Museo Nazionale Svizzero. La zona ovest di Zurigo è invece un’oasi urbana in continua trasformazione, dinamica e multiculturale, espressione di una città al passo con i tempi.
Il volto più commerciale della città è rappresentato dalla Bahnhofstrasse, la via degli acquisti di lusso, costruita 150 anni fa, ricavata dal fossato che circondava e difendeva la città.
Infine, Zurigo non dorme mai: vanta il più alto numero di locali della Svizzera ed è pertanto un’attrazione anche per i nottambuli. Dal party a ritmo di house-music nel leggendario Kaufleuten, al meglio dagli anni ‘80 nel Mascotte o al gay-party nel Labor Bar, la movida comincia alle 23.00 e prosegue fino all’alba e, quando la stagione lo consente, si estende all’aperto sotto le stelle.

Per quanto riguarda le attrazioni del palato, Zurigo offre un ventaglio gastronomico straordinariamente vario, dai ristoranti più tradizionali ai locali più stravaganti e trendy. Imperdibile un assaggio del famosissimo spezzatino di vitello alla zurighese con funghi e panna (Zürcher Geschnetzeltes) gustato possibilmente in qualche ristorante tipico della città vecchia. Altrettanto appetitoso è il lato dolce della gastronomia, famosa per i suoi maestri cioccolatieri, che fanno di ogni dessert un vero gioiello.

Dove dormire
L’Hotel Storchen ha ospitato, in oltre 650 anni di vita, alcuni dei personaggi più famosi del panorama culturale internazionale. Ricostruito nel 1938 e costantemente ristrutturato, oggi continua a sedurre anche l’ospite più esigente. In posizione strategica – si affaccia sul fiume Limmat e sorge nel centro storico della città – l’Hotel, dedicato simbolicamente alla cicogna (Storchen), sposa la raffinata eleganza della tradizione con i comfort della modernità. L’ambiente intimo e raccolto invita a un soggiorno romantico nel cuore di Zurigo.

Dove mangiare
Il ristorante Zeughauskeller è quanto di più tipico si possa trovare a Zurigo e vanta una lunga tradizione. Ambiente spazioso e sempre affollato, soffitti e tavoli in legno, armature appese alle pareti, atmosfera conviviale e allegra dove poter gustare le ricette tipiche della regione. I piatti abbondanti sono un tripudio di proteine, dai bratwurst alla kartoffelsalat e dopo averli gustati insieme a qualche boccale di birra locale è consigliabile una lunga passeggiata per la città. E’ bene prenotare con largo anticipo.
Il Ristorante Fondue Chalet è un’oasi di ristoro, soprattutto nelle giornate più grigie e fredde. Situato sulla Kalanderplatz, il ristorante in legno, simile a una deliziosa baita, conquista gli avventori con fumanti fondute in diverse variazioni e con la proposta di pregiati vini. Che si tratti di una cena romantica, di una ricorrenza, di un incontro di lavoro o semplicemente di una piacevole serata tra amici, al Fondue Chalet ci si sente come a casa e si ha voglia di tornare.



WINTERTHUR, LA CITTA’ GIARDINO DAL CUORE MEDIEVALE
A pochi minuti di treno da Zurigo, Winterthur è la sesta città svizzera per dimensioni e ospita la più grande zona pedonale d’Europa. Qui la cultura ha una lunga tradizione, tramandata dalle origini medievali, e lo testimoniano i 17 musei presenti, tra cui la famosa Collezione Oskar Reinhart “Am Römerholz” con oltre 200 opere dell’arte europea dei secoli XIV e XX. Mentre il Museo Oskar Reinhart “Am Stadtgarten” conserva circa 500 tele di artisti svizzeri, tedeschi e austriaci dal XVIII al XX secolo. L’orgoglio culturale si esprime anche con il Centro di fotografia, noto a livello internazionale, il Teatro del Casinò, diventato un imprescindibile punto di incontro della scena cabarettistica in lingua tedesca, e lo Swiss Science Center Technorama, dove si possono scoprire da vicino la tecnica e la scienza.
La fitta agenda culturale comprende diversi festival – dall’Afro-Pfingsten, che intende sensibilizzare il pubblico svizzero all’Africa, alle Giornate internazionali del cortometraggio fino alle Settimane musicali di Winterthur e agli spettacoli del Musikkollegium.
Nonostante la lunga tradizione industriale legata alla fabbricazione di motori, locomotive e tessuti, Winterthur è anche una "città-giardino" con moltissimi spazi dedicati a parchi e giardini. Negli incantevoli dintorni di Winterthur, tra boschi, vigneti, lungo il fiume Töss e lungo il Reno, sorgono castelli e roccaforti dal sapore medievale. Da qui è possibile avviarsi per piacevolissime escursioni fino alle cascate del Reno e verso il lago di Costanza, per respirare l’aria salubre di una regione in cui il rispetto per la Natura è un sacro comandamento.

Dove dormire
Il Sorell Hotel Krone è un boutique hotel storico, situato nel cuore della città, all’interno della zona pedonale. Con le sue 40 camere di fine design e tutti i moderni comfort è l’ideale per i viaggi d’affari, per gli amanti della cultura e per le famiglie. Il ristorante gourmet Pearl è stato premiato con 16 punti GaultMillau e particolarmente apprezzati sono anche l'accogliente bistro La Couronne e il Lobby Bar.

Dove mangiare
Ospitato nell’ambiente spazioso del Museo fotografico, il Bistrò George è un punto d’incontro appetitoso davvero originale. Pare che qui si possa gustare la miglior pasticceria della città insieme ai piatti tradizionali felicemente reinterpretati a regola d’arte, come la collocazione giustamente richiede.



BOX
Il mese di dicembre offre un motivo in più per visitare San Gallo, Zurigo e Winterthur. Sono i mercatini di Natale a colorare di magiche luci queste città già seducenti, stemperando il freddo invernale con i buoni sapori e profumi che le bancarelle emanano per le vie. Non solo manufatti artigianali da acquistare come romantico ricordo ma anche golosità gastronomiche da consumare in compagnia: si mescolano piacevolmente gli aromi di fondue e bratwurst, torta di mele e biberli, birra e ghulwein, un corposo vino rosso caldo molto speziato che ha il potere di sconfiggere l’aria pungente infondendo un piacevole benessere.
Dai fiabeschi mercatini di San Gallo a quello più imponente di Zurigo (che è il più grande mercato di Natale coperto d’Europa) fino a quelli di Winterthur con la sfilata di 750 Babbi Natale, ogni sosta dona la sensazione di tornare indietro nel passato. Quello di un’infanzia magica, colma di cose belle e buone.  



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