giovedì 10 aprile 2014

UN SOFFIO D’ARTE



MURANO, L’ISOLA DI VETRO

Da mestiere popolare ad arte raffinata: nel cuore della Laguna di Venezia si tramandano i segreti per produrre i cristalli colorati famosi più famosi al mondo


Uno dei volti più attraenti della Laguna di Venezia è quello che sposa arte e storia, un invito al piacere non solo estetico ma anche culturale. E tra questi, uno tra i più famosi al mondo è senz’altro quello dell’arte di soffiare il vetro, legato in particolar modo all’isola di Murano.
Un gesto apparentemente semplice, un soffio nel vetro incandescente, è diventato nei secoli la quintessenza di un immenso tesoro. "Vetro soffiato": viene chiamato così, perché gli artigiani lo modellano in infinite fogge soffiando un calibrato vigore all'interno di una lunga canna, con una maestria che dà la sensazione di trattarsi di magia, anziché di lavoro. Qui a Murano, le origini dell’arte vetraria si perdono nella notte dei tempi e la tradizione sopravvive rinnovata dall’estro degli artisti più giovani. Alcuni scavi archeologici testimoniano come quest’attività fosse già diffusa nel VII secolo a.C., sia a Torcello sia a Murano. Fu però nel XII secolo che l’arte del vetro cominciò a definirsi come attività manifatturiera organizzata e andò concentrandosi definitivamente a Murano. In seguito, le tecniche si sono affinate grazie ai contatti commerciali  che i Veneziani stringevano con l’Oriente e, soprattutto, con i popoli di antica tradizione vetraria come i fenici, i siriani e gli egiziani. Questa fratellanza culturale e artistica tra Venezia e l’Oriente ha pertanto reso unica al mondo l’arte vetraria della Laguna.
L’ISOLA DI MURANO
La vecchia Amurianum - così era denominata l’isola – ha sempre goduto di grande prestigio tanto da vantare una forte indipendenza dalla Signoria. Tale privilegio le venne assegnato proprio in virtù delle fornaci per lavorare il vetro e per la conseguente rilevanza economica. Con l’editto dogale promulgato dal Doge Tiepolo nel 1291, l’isola di Murano fu dichiarata vera e propria area industriale e divenne la capitale della produzione vetraria mondiale. Il mestiere era considerato strategico, tanto che severe sanzioni ne vietavano l’esercizio a chi non fosse iscritto all’arte e a chi volesse trasferirsi all’estero. L’importanza dell’isola di Murano è testimoniata anche dall’affinità morfologica con Venezia di cui ricalca gli stessi campi, calli e rii interni. La produzione vetraria, inizialmente, era in gran parte di carattere utilitario e di serie, concentrata su oggetti di uso quotidiano come bottiglie di vino e da olio, bicchieri, lampade e così via. Tuttavia, venivano prodotti anche oggetti con funzioni decorative, legati a un simbolismo spirituale e religioso. Oggi, l’arte vetraria di Murano non ha confini e abbraccia ogni foggia, sacra e profana, che l’umana fantasia possa immaginare.
LA FABBRICA COLLEONI
A pochi minuti di barca dall’Isola della Giudecca si approda a una delle più note fabbriche del vetro della Laguna, la Fabbrica Colleoni. Nata dall’operosità di Luigi Moro, la vetreria vanta una lavorazione del vetro apprezzata in tutto il mondo, grazie alla collaborazione del maestro Alessandro Barbaro. La concezione del vetro della famiglia Colleoni è sempre stata diversa da quella tradizionale, attingendo non solo al passato ma ispirandosi alla contemporaneità. Forte di un piglio innovativo, la fabbrica Colleoni ha aperto l’orizzonte a giovani maestri e artisti per creare una linea estrosa e moderna. Anche per questo è interessante visitarla, con la possibilità di frequentare workshop creativi in cui imparare il mestiere, per diventare protagonisti di questa preziosa arte secolare. Ammirare come nasce un'opera d'arte da una semplice bolla incandescente è, infatti, emozionante soprattutto conoscendo tutta la storia che quel soffio leggero contiene.

(per la rivista Aurum)

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