domenica 4 novembre 2012

Il profumo della seduzione



Sarà capitato anche a voi di annusare un odore e sentirvi improvvisamente risucchiati in un lontano ricordo. Un viaggio, un panorama o un volto che appartengono al passato possono essere miracolosamente resuscitati da un evanescente effluvio, spesso inconsciamente assorbito. Così come può capitare che un profumo di passaggio possa indurre i vostri sensi in un’inattesa fibrillazione erotica.
Noi animali umani siamo praticamente schiavi di quello che è il senso più arcaico e al contempo il più sottovalutato. L’olfatto è determinante non solo per un naturale meccanismo di sopravvivenza ma perché dal nostro naso dipendono infinite diramazioni emotive e affettive inconsapevoli che guidano le nostre azioni consapevoli. Biologicamente questa dipendenza all’olfatto è ovvia. Possiamo chiudere gli occhi e la bocca, tapparci le orecchie, non toccare alcun oggetto e continuare a vivere temporaneamente senza handicap vitali compromettenti. Ma se smettiamo di respirare per più di qualche istante, prima o poi moriamo.
Mediamente un essere umano respira più di 23.000 volte al giorno lasciando transitare circa 13 metri cubi d’aria, compresi profumi, aromi e olezzi. Una volta incanalate nel naso, le molecole odorose affrontano un percorso turbolento, fortemente vascolarizzato, e approdano direttamente al cervello dopo aver impregnato l’epitelio olfattivo di migliaia di timbriche odorose diverse. L’epitelio è una spugna straordinaria composta di un’infinità di recettori specifici per ogni odore e il suo compito è di convertire i segnali chimici in messaggi elettrici che poi i neuroni saranno in grado di interpretare. L’intricato universo sinaptico s’infittisce ancor di più quando le molecole odorose si mescolano a quelle saporose: ad occhi chiusi e con il naso tappato non sapremmo dire con certezza se stiamo addentando una mela o una patata, o se stiamo leccando del burro o un gianduiotto. Il confine tra olfatto e gusto è dunque davvero effimero e il piacere o il disgusto nascono dal matrimonio dei due sensi.
E’ a questo punto che entra in gioco l’intricata sfera affettiva legata al senso dell’olfatto, il quale come un subdolo ipnotizzatore guida attrazioni e repulsioni anche nelle relazioni umane. Nonostante la sua preponderanza nella nostra vita quotidiana, è un “senso muto”, perché non sa esprimersi a parole. L’ignoranza olfattiva di noi esseri umani moderni è, infatti, desolante e pur riuscendo a percepire migliaia di odori siamo spesso tristemente incapaci di descriverli adeguatamente. Probabilmente, questo succede perché le regioni cerebrali che registrano le molecole olfattive sono debolmente connesse alle aree del linguaggio, mentre sono affini a quelle responsabili delle emozioni e dei ricordi. Così, il lessico olfattivo è spesso costretto ad attingere al pozzo delle immagini per esprimersi. Da qui, il fertile humus creativo di alcuni grandi scrittori, come Proust, i quali associano mirabilmente impalpabili fragranze a concrete situazioni emotive.
Questo lascia intuire come l’olfatto abbia a che fare anche con i sentimenti e con i meccanismi di attrazione fisica tra gli individui. In effetti, annusare l’evanescenza di qualcuno rappresenta la percezione più intima che possiamo avere di lui o di lei, perché in un solo istante ne incorporiamo la più segreta essenza. Una persona priva di profumo artificiale è essenzialmente nuda ed è per questo pudore che amiamo vestire il nostro corpo di effluvi seducenti al fine di risultare più desiderabili a noi stessi e agli altri, mascherando eventuali odori corporali sgradevoli. Il profumo artificiale diventa così un’impronta del temperamento, dell’umore, un marchio personale e, come diceva Hegel, “l’uomo (e la donna!) è un profumo delicato che impregna l’intero comportamento.” Jean Baptiste Grenouille, il protagonista del romanzo di Süskind “Profumo” è l’emblema dell’esasperazione di quest’identificazione tra odore e personalità. Il folle individuo, infatti, s’appropria dello spirito delle fanciulle desiderate assassinandole per ricavarne l’essenza del loro essere e farne profumo.
I profumieri conoscono bene la potenza del significato simbolico degli aromi: mistero, magia, purezza, destino, sensualità, seduzione, erotismo sono tutti aggettivi che rivestono i profumi di un linguaggio enfatico irresistibile e indossandoli c’illudiamo d’incorporare tali virtù.
E’ sempre stato così, sin dall’antichità, da quando cioè l’alchimia giocava a escogitare intrugli aromatici per esercitare effetti amorosi o venefici invincibili sulle persone. Ma anche oggi i profumieri sanno trasformarsi in astuti fattucchieri, elaborando essenze che possono rivelarsi dei veri e propri strumenti di seduzione. Come? Sfruttando i naturali afrodisiaci corporali, ovvero i feromoni, scoperti negli anni ’50 ma già intuiti da Freud il quale, senza saperlo, aveva colto un collegamento tra senso dell’olfatto e attrazione sessuale. Paradossalmente, però, egli era convito che inibendo chirurgicamente il primo si sarebbe potuto dominare la seconda per facilitare quel processo di civilizzazione da lui tanto auspicato.
Oggi i feromoni non sono più un mistero né una minaccia, anzi sono spesso sfruttati commercialmente proprio dai profumieri. Nel 1983 una società americana, la Jovan, aveva lanciato negli Stati Uniti i primi profumi che contenevano dei feromoni sintetizzati. Si trattava delle Acque di Colonia Andron, una femminile l’altra maschile, propinate al pubblico come essenze in grado di veicolare silenti messaggi erotici e di solleticare gli appetiti sessuali. Evidentemente l’effetto era garantito, o forse si trattava di pura suggestione, visto che all’Andron sono seguiti molti altri prodotti analoghi. Nel 1992 è nata la società Erox e i suoi profumi, Realm homme e Realm femme sono commercializzati anche in rete con un cospicuo guadagno da parte della società. Ora, questi profumi ai feromoni confermano la potenza dell’immaginario olfattivo e il suo straordinario permanere nel tempo, perché queste formule di seduzione ricordano appunto gli antichi filtri d’amore degli alchimisti. Una sola considerazione del tutto personale: si sa per certo che nelle ricette antiche tutti gli ingredienti erano rigorosamente naturali, compresi l’urina, il sudore e altre secrezioni corporali umane e animali, da cui emanano i feromoni. Sarà quindi il caso oggi di indossare i profumi feromonici che, come dicono gli slogan in rete, promettono di “conquistare l’altro sesso senza fare alcuno sforzo”? Forse sarebbe meglio “rassegnarsi” a sedurre col proprio discreto fascino e presentarsi nudi di profumi feromonici agli appuntamenti galanti, perché anche nel caso di successo sarebbe un po’ come barare. Al contrario, molte delle essenze raffinate non truccate esercitano un indiscusso fascino, spesso sufficiente a incoraggiare la seduzione.
Chi desiderasse avventurarsi in un vero e proprio viaggio all’interno della cultura olfattiva del passato e del presente, può farlo andando a Parigi. Esattamente nella Reggia di Versailles, nel 1990, è stata inaugurata un’osmoteca, cioè un museo dei profumi. Qui, sono archiviati tutti i più famosi profumi della storia, alcuni nella loro formula originaria fortunatamente conservata e tramandata, altri riprodotti sulla base di minuziosi studi storici. In ogni boccetta di vetro sta racchiusa un’essenza che si fa ricordo, come se ognuna di esse fosse un impalpabile fotogramma del passato da evocare ad occhi chiusi. Tra le più preziose c'è l'acqua di colonia Hungarian Queen del 1815, usata da Napoleone durante il suo esilio a Sant'Elena, e molte delle ricette tratte dai libri di Plinio, con le quali si possono ricreare i profumi usati nell'antica Roma. Fra queste ampolle sono conservate, a una temperatura costante di 13 gradi, oltre 1.800 fragranze, di cui circa 400 estinte, considerate autentiche leggende del mondo dei profumi. Il fondatore di quest’attraente museo dei profumi e dei ricordi è Jean Kérleo, chiamato amichevolmente “il naso”, senza ovviamente alludere al bel racconto satirico di Gogol. Kérleo è anche l’inventore di molti profumi famosi di grande successo e in un’intervista spiega come "realizzare un profumo sia una vera e propria arte. Vuol dire creare un mix di fragranze naturali e sintetiche, utilizzando diversi tipi di odori. Per prima cosa devi impararli a memoria, in modo che con un po' di fantasia ed estro artistico è possibile creare un vero profumo."
Al cospetto di questa corte di preziosi effluvi in grado di sedurre i sensi con la sola malizia dell’eleganza, mi piace ricordare una pratica raccomandazione che Napoleone Bonaparte fece alla sua Giuseppina alla vigilia di un appuntamento amoroso. La missiva dell’ardente condottiero – che evidentemente preferiva i ruspanti feromoni di Josephine al suo delicato Hungarian Queen - diceva esattamente così:
“Arriverò a Parigi domani sera. Non lavatevi!”