venerdì 14 settembre 2012

Un mondo di parole




Penso che chi scrive essenzialmente per passione, come me, lo faccia innanzitutto per rispondere a un bisogno viscerale, prima che mentale. Quello di creare un mondo su misura in cui poter vivere e non solo sopravvivere.
Un mondo che quasi mai corrisponde a quello che ci hanno offerto con la nascita, con la scuola, con le amicizie, con l’amore, con la religione. No, tutto questo non ci basta, evidentemente! Attraverso le parole architettiamo un mondo nuovo che si nutre e si abbevera di sentimenti esterni, certo, perché lo strumento principe dello scrittore sono i sensi che si fanno pensiero. Ma poi, varcata la soglia di questo microcosmo alternativo, impalpabile ed esclusivo, i sentimenti si rimescolano secondo una logica nuova, che parla il linguaggio dell’anima, con una grammatica che si forma mano a mano che viene pensata.
Ecco, scrivere permette di inventare questo mondo in cui si può creare liberamente seguendo la propria natura a dispetto delle imposizioni, dei confini, delle regole, degli stop, dei sensi vietati e dei semafori rossi, creandosi e ricreandosi all’infinito, finché l’ossigeno basterà al respiro. E quando le parole saranno finite, se mai finiranno, se ne inventeranno di nuove, così come si alimenta il vigore del fuoco soffiando sull'esile fiammella. 

Poesia, l'anima del sesso




E' l’aprile del 1940 quando un eccentrico collezionista di libri offre allo scrittore americano Henry Miller cento dollari al mese per scrivere racconti erotici – o meglio, pornografici - esclusivamente per il suo privato piacere.
In quel periodo, Miller è già abbastanza noto sia per il suo talento di romanziere dalle tinte piccanti, sia per essere spesso a corto di denaro. Perciò è senz’altro l’autore perfetto per quel tipo di lavoro. Tuttavia, per un uomo dalla personalità tanto esuberante e libera, scrivere su ordinazione a un dollaro a pagina è una sorta di punizione dantesca, un dovere castrante che, costringendo l’autore a vendersi a un anonimo voyeur, rischia di spegnere ogni suo spontaneo piacere creativo.
Attorno alla figura di questo collezionista aleggia, oltretutto, una nebulosa ambiguità che disorienta lo scrittore. I racconti erotici richiesti, infatti, non sono voluti direttamente da lui ma da un misterioso mandante. Si tratta un vecchio e ricco patrono che resterà sempre sconosciuto a Miller e alla cerchia di amici che parteciperanno con lui a questa scrittura su commissione.
All’inizio, Miller comincia a scrivere allegramente, con ironia, prendendosi gioco di quel maniaco masturbatore che, evidentemente, non sa trovare eccitazione dalle proprie fantasie. Presto, però, cominciando a sentirsi creativamente inaridito, frustrato e soprattutto trovandosi sempre più a corto di soldi, invita la sua amante e complice letteraria Anaïs Nin a collaborare a questa morbosa missione. Lei, penna altrettanto sensuale e smaliziata, si lascia coinvolgere, intrecciando la calda seduzione femminile al piglio virile di Miller e da questo lavoro, emotivamente conflittuale, nasceranno “Il delta di Venere” e “Uccellini”.
Tutte le mattine dopo colazione, per un lungo periodo, Anaïs si siede davanti alla macchina da scrivere per produrre la sua dose di cruda pornografia. “Perché questo è quello che vuole quell’arido masturbatore: solo sesso, niente poesia”.
Ad Anaïs - così viscerale, così uterina, specchio femminile della sensualità filosofica di Miller - pare inconcepibile l’esistenza di qualcuno capace di eccitarsi con descrizioni anatomiche che trasformano i piaceri dei sensi in una sterile operazione chirurgica. E’ convinta che quel vecchio erotomane non conoscerà mai l’essenza del piacere, quella che sgorga dall’orchestrazione di tutti i sensi, di tutte le note euforiche, travolgenti, passionali, dirompenti. Perché l’anima del sesso, per Anaïs, è la poesia, l’unico vero afrodisiaco della mente e del corpo.
Tuttavia, la necessità di denaro spinge Anaïs Nin e Henry Miller a scrivere centinaia di pagine per il collezionista, o chi per lui, coinvolgendo altri amici poeti e scrittori altrettanto poveri e creativi. Condannati come sono a fare pornografia, partoriscono manoscritti traboccanti di gioie morbose e perverse che, mentre appagano l’insana libidine del vecchio sempre più avido di parole, nauseano gli autori privati della propria lirica poetica. Tra loro, gli omosessuali si mettono a scrivere come donne, i timidi si lanciano in torbide orge, i frigidi si scatenano in orgiastici amplessi e i più poetici si macchiano delle bestialità più grette e degradanti.
Un giorno, frustrati da tutto questo, Anaïs, Henry e gli amici scrittori coinvolti in tale naufragio letterario, giocano a immaginare quel vecchio erotomane, maledicendolo per aver mortificato la letteratura erotica, la sensualità, la poesia, l’amore, e per aver trasformato tutti loro in prostitute di parole, in dissoluti mercenari della pornografia. Così, non potendo dichiarare direttamente il suo feroce odio a un uomo che insiste a restare anonimo, Anaïs decide di indirizzargli una lettera, in cui confessa brutalmente i sentimenti che lei e i suoi compagni di scrittura nutrono per lui.
“Caro collezionista, noi la odiamo. Il sesso perde ogni potere quando diventa esplicito, meccanico, ripetuto, quando diventa ossessione. Diventa una noia … Lei non sa cosa si perde con il suo esame al microscopio dell’attività sessuale, con l’esclusione degli aspetti che sono il carburante che le infiamma. Componenti intellettuali, fantasiose, romantiche, emotive. Questo è quello che conferisce al sesso la sua struttura sorprendente, le sue trasformazioni sottili, i suoi elementi afrodisiaci. Lei sta rimpicciolendo il mondo delle sue sensazioni, lo sta facendo appassire, morir di fame, ne sta prosciugando il sangue. … Il sesso deve essere innaffiato di lacrime, di risate, di parole, di promesse, di scenate, di gelosia, di tutte le spezie della paura, di viaggi, di facce nuove, di romanzi, di racconti, di sogni, di fantasia, di musica, di danza, di oppio e di vino. … Quanto perde con questo periscopio sulla punta del pisello, quando potrebbe godersi un harem di meraviglie tutte diverse e mai ripetute! …
Siamo rimasti seduti per ore a chiederci che aspetto lei abbia. Se ha reso i sensi indifferenti alla seta, alla luce, al colore, all’odore, al carattere, al temperamento, a questo punto dev’essere completamente avvizzito. Ci sono tanti sensi minori che buttano come affluenti nel fiume del sesso. Solo il battito unito del sesso e del cuore può creare l’estasi.”
In questa lettera, scritta con l’inimitabile impeto uterino di Anaïs, si spiega mirabilmente quel sottile velo che distingue e separa la pornografia dall’erotismo. Velo che ancora oggi per alcuni è un’inutile minuzia da spazzar via per affrettare l’esplosione di effimeri godimenti, mentre per altri (che per fortuna esistono) è un confine sacro e invalicabile, necessario per prolungare il vero piacere e raggiungere l’amplesso congiunto di mente e corpo.
Perché, come scrive Anaïs, il piacere che due amanti possono scambiarsi e donarsi è come una febbre che fonde due Esseri in uno, “una gioia troppo grande, una gioia che è come una piccola morte accecante che nessuna droga può provocare, che niente può provocare se non due corpi innamorati che si amano in ogni atomo, fin nel profondo del loro essere, con ogni cellula e nervo e pensiero.”
Solo così, infatti, attraverso il battito unito del sesso e del cuore, si può toccare l’estasi.